21/05/14 – Libia – Verso la guerra civile, scontri a Tripoli

di AFRICA

 

L’incubo della guerra civile torna a pesare sulla Libia, teatro negli ultimi giorni di un ‘golpe de facto’ guidato dall’ex generale Khalifa Haftar, che ha promesso di ripulire il Paese dai Fratelli musulmani – definiti un “morbo maligno” – e dove gli scontri armati proseguono.

La Confraternita non è rimasta con la penna in mano: Haftar “vuole creare un nuovo scenario egiziano”, dove i militari hanno deposto i Fratelli Musulmani al potere, ha detto il leader Bashir Al-Kabti. “Ma in Libia non succederà: tutti sono armati.

Ogni casa ha almeno un’arma, una mitragliatrice, un Rpg, ogni tipo di arma si può trovare nelle strade”, tuona minaccioso Kabti.

Una delle tante sigle della galassia di ex ribelli anti-Gheddafi, la Libyan Revolutionaries’ Operations Room, definisce Haftar “un perdente” e invita i “veri ribelli (rivoluzionari anti-rais, ndr) alla diserzione”.

Le ultime ore sono state segnate da nuovi conflitti a fuoco e attentati, con almeno tre morti: alle prime ore dell’alba, un commando armato ha bersagliato a colpi di razzi la sede dell’Aviazione a Tripoli, dopo che il suo comandante, il capo di Stato Maggiore Jumaa Al Abani, aveva annunciato il sostegno a Haftar. Due le vittime, secondo i testimoni.

Scontri anche alla periferia orientale di Tripoli, a Tajura, crocevia di antiche rivalità tra gheddafiani e ribelli. Un ingegnere cinese è stato invece ucciso a Bengasi da sconosciuti, mentre il comandante della Marina è rimasto illeso dopo un agguato al suo convoglio, sempre a Tripoli. Il militare è stato “ferito leggermente alla testa”, come sue due guardie del corpo.

In questo quadro, domani a Lisbona il ministro Federica Mogherini incontrerà l’omologo Mohamed Abdelaziz: Mogherini ribadirà al collega la preoccupazione per gli sviluppi degli ultimi giorni, dopo lo scambio di fioretto di ieri tra il premier Matteo Renzi, che invita l’Ue a fare di più, e la secca risposta di Bruxelles, “il nostro ruolo è già molto attivo”.

La situazione in Libia, ammonisce la Rivista italiana di Difesa (Rid), è di estrema volatilità. Se Haftar può contare sul sostegno di comandanti e unità di elite sparse nel Paese, scrive Rid, dovrà prima o poi fare i conti con il Libya Shield (lo scudo della Libia), che “oggi è probabilmente la milizia più forte”, perché “raccoglie numerose milizie, legate anche all’universo islamista e salafita”.

Il gruppo, avvertono gli esperti italiani, “è ad oggi il vero Esercito libico”. Ed è considerato assai vicino ai Fratelli Musulmani che Haftar vuole “sradicare”.

E in Libia, proseguono gli esperti italiani, ci sono almeno tre gruppi jihadisti filo-al Qaida. L’Aqmi, il ramo nordafricano del network del terrore; El-Muwaqiin Bi Dam (Coloro che Firmano con il Sangue), guidato Mokhtar Belmokhtar, la mente dell’attacco all’impianto di In Amenas in Algeria finito in strage; e Ansar Al Sharia, particolarmente attiva a Bengasi e nell’est del Paese.

Al vertice di Ansar al Sharia, accusata dell’attacco a Bengasi del 2012 in cui rimase ucciso l’ambasciatore Usa Chris Stevens, c’è Sufyan ben Qumu, ex di Guantanamo, poi incarcerato in Libia e uscito di prigione nel 2010, nell’ambito del programma di de-radicalizzazione portato avanti da Saif al Islam Gheddafi.

Oggi è il figlio dell’ex rais a stare dietro le sbarre, in un carcere di Zintan. La Corte penale internazionale ha rigettato la richiesta di Tripoli di poterlo processare in Libia, le prime udienze si sono già tenute. Un’altre tegola sulla nuova Libia che stenta a nascere. * Claudio Accogli – (ANSAmed).

 

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